Le fotografie inedite di Mario Giacomelli e gli amici del MISA a Senigallia per la Biennale Della Fotografia 2019

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Autrice: Natalia Elena Massi
www.nataliaelenamassi.com

In queste festività pasquali, dopo una bella passeggiata lungo mare, in una giornata calda e soleggiata, siamo andati a visitare a Senigallia, una serie di inediti di Mario Giacomelli, Giuseppe Cavalli e Ferruccio Ferroni.

L’esposizione “C’era una volta la Fotografia…” dedicata alla Scuola del Misa e le foto storiche tra Ottocento e Novecento, è visitabile fino al 2 giugno.

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La prestigiosa mostra a Palazzo del Duca è stata curata dal francese Serge Plantureux (famoso cacciatore di immagini fotografiche) ed è dedicata ai maestri della Scuola del Misa. Le opere esposte provengono dalle collezioni private degli eredi di Giacomelli e Ferroni. Si tratta di scatti inediti, mai visti prima e selezionati per l’occasione proprio dallo stesso Plantureux.

Ma entriamo insieme nelle stanze del Palazzo e iniziamo con il ‘Poeta del Segno’ Mario Giacomelli. Nasce a Senigallia nel 1925 (muore nel 2000), era tipografo, fotografo, pittore e poeta. Un’artista acclamato e riconosciuto a livello internazionale, già ampiamente celebrato per la bellezza e la creatività della sua opera.

Qui, in anteprima ammiriamo stampe e prove inedite, tutte provenienti dall'archivio di famiglia, che documentano e testimoniano il suo singolare ed eccellente rapporto con gli aspetti materiali e artigianali della fotografia: la scelta delle carte, dei formati, i tagli, gli ingrandimenti, il controllo ostinato e originale nelle fasi di stampa, segno caratteristico della sua dedizione all’immagine fino all’ultimo stadio della sua creazione artistica

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Le opere in mostra ci mostrano proprio attraverso la ricchezza delle informazioni e delle annotazioni riportate sul verso di molte delle sue stampe, il processo creativo e la maturazione delle idee dell'artista.

 
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Per una nuova lettura e comprensione della sua produzione artistica, la mostra ci propone un'analisi attenta dei segni, delle tracce materiali che restano impresse sulle stampe originali: proprio come quei segni e quelle tracce ("in un campo arato, nel volo di un gabbiano, nel viso di un folle in manicomio ...”) che, per tutta la vita, Giacomelli ha visto, rintracciato, disegnato e meravigliosamente trascritto nelle sue immagini.

 

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Giuseppe Cavalli e l’estetica della fotografia

“Noi crediamo alla fotografia come arte. Questo mezzo di espressione moderno e sensibilissimo ha raggiunto, con l'ausilio della tecnica che oggi chimica meccanica ed ottica mettono a nostra disposizione, la duttilità la ricchezza l'efficacia di un linguaggio indipendente e vivo ...

Anche con l'obiettivo, infatti, si può trasformare la realtà in fantasia: che è la indispensabile e prima condizione dell'arte ...

Allontanare la fotografia, che abbia pretese di arte, dal binario morto della cronaca documentaria ... "

Questi frammenti del Manifesto del Gruppo fotografico La Bussola, redatto da Cavalli e pubblicato su Ferrania il 5 maggio 1947, sono la sintesi essenziale dell'impegno intellettuale che, fin dalla metà degli anni Trenta, ha mosso tutta l'opera dell'artista.

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Cavalli nasce a Lucera nel 1904, e si trasferisce a Senigallia nel 1939, qui dedicherà la sua vita

quasi esclusivamente alla fotografia, fino alla morte nel 1961. La sua ricerca estetica, è in antitesi con ogni forma di realismo e documentarismo, e trae le sue origini dai pittori della scuola tonale romana, di cui all’epoca era esponente il fratello gemello Emanuele.

 

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E i toni alti (high key) che caratterizzano le sue immagini divennero veicolo ed espressione della purezza e della luminosità del suo sguardo. Questo è il vero e unico soggetto delle sue fotografie. Anche soltanto un fugace riflesso, un'ombra evanescente, un banale e insignificante convegno di oggetti minimali (le sue magiche nature morte), si trasfigura nel rigore assoluto e nella limpida e metafisica semplicità delle sue composizioni, raggiungendo la dimensione poetica di un "universale sentimento lirico, misteriosamente sbocciato nel cuore dell'artista per virtù d'intuizione".

 

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Ferruccio Ferroni

Tra purezza della forma e concretezza della materia

Nato a Mercatello sul Metauro nel 1920, studia all'accademia militare e, durante la guerra, subisce una lunga prigionia in Germania per aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò.

 

A Senigallia conosce Giuseppe Cavalli nel 1948, con il quale approfondisce i suoi interessi per la fotografia, il quale diviene in seguito anche il suo più fedele stampatore.

Nel corso della sua vita, Ferroni ha alternato l'attività di avvocato con quella fotografica.

 

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Già socio dal 1952 del circolo veneziano della Gondola (con Paolo Monti, Ferruccio Leiss, Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, ecc.), nel 1954 si unisce al Gruppo Misa, assumendo, all'interno del dibattito critico tra le diverse posizioni estetiche e teoriche di Paolo Monti e Giuseppe Cavalli, una propria autonomia, rimanendo sempre coerente a uno stile personale caratterizzato da un misurato equilibrio tra i toni alti e i forti contrasti che opponevano, dialetticamente, i due maestri.

 

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"Le sue opere - ha scritto Mario Giacomelli - sono frammenti poetici, immagini formali squisitamente composte, che contengono l'essenzialità, l'essenza di un'energia che porta con sé l'anima delle cose, l'espressività lirica, la partecipazione emotiva ... Il tempo, lo spazio, la luce, la materia abitano le sue immagini vivificate nel passaggio della forma".

 

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Una mostra che consigliamo vivamente di visitare e gustare con tranquillità ponendo attenzione a tutti i dettagli delle opere esposte.

 

 

 

 

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