MIA – Milan Image Art Fair 2022 | seconda parte

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<- Leggi la prima parte del reportage qui

Autrice: Natalia Elena Massi

PROJECT 2.0 Gallery presenta i lavori di diversi artisti. Due di questi sono Larissa Ambachtsheer, Lisanne Hoogerwerf, e…..


Viaggiare è la passione di Larissa Ambachtsheer e anche una grande parte del suo lavoro. Attraverso i viaggi Larissa ha scoperto nuovi rituali e culture che hanno modificato il suo punto di vista occidentale.
La presa di coscienza sui cambiamenti nel mondo cominciano quando lei era da bambina un Ranger del WWF raccogliendo soldi per gli animali in pericolo e la natura. Ad oggi come artista visuale è molto interessata agli argomenti relativi ai comportamenti umani. Lei osserva cosa accade nella vita quotidiana e trasforma questo nella sua realtà che vediamo negli still life, nelle serie di moda o nelle immagini singole. Con questi lei risponde alla questione principale di come possiamo provare ad avere il controllo sulle vite in relazione agli argomenti che toccano i suoi interessi come il cibo.
Il cibo è una materia particolare che gioca un ruolo speciale nel suo lavoro. Una citazione importante che caratterizza il suo lavoro è “i miei genitori mi hanno sempre detto di non giocare con il cibo. Cosa succede se lo faccio?”
Una serie fotografica che esemplifica bene questo, è Tu scegli, io seduco. In questo progetto Larissa stupisce lo spettatore con i suoi still life costruiti con frutta e vegetali. In queste serie lei sperimenta quale ruolo gioca il colore del cibo, manipolandolo con il consumatore. Il risultato è la scoperta che tramite il giocare con i colori del cibo, lei può sia sedurre che respingere il consumatore anche disgustandoli.

 

LARISSA AMBACHTSHEER
Blue Watermelon II
Fine Art Print Framed, 2017

LARISSA AMBACHTSHEER
Red Lemon
Fine Art Print Framed, 2017
 

Lisanne Hoogerwerf

Le opera di Lisanne Hoogerwerf ritraggono i luoghi reali-irreali: luoghi che non si trovano nella realtà ordinaria, ma che sono realizzati con materiali reali come pezzi di legno, sabbia, colla e tela dipinta.
Lisanne Hoogerwerf crea la sua arte come un mezzo per visualizzare i paesaggi umani interiori ed esteriori. Lavorando principalmente dall’immaginazione, vuole impadronirsi di un linguaggio archetipico.
Il pavimento del suo studio funziona come un palcoscenico che costruisce, cattura e decostruisce i suoi paesaggi. Con le sue scene, a volte fa riferimento a sviluppi globali, come la pandemia, la crisi climatica e le questioni ambientali. Le scene si svuotano del trambusto della vita quotidiana: niente traffico o paesaggi urbani affollati da vedere. Elementi e caratteristiche contrastanti possono essere collegati al suo lavoro, come per esempio: utopisco/distopico, giocosità/serietà, società/natura, bellezza/grigiore.
   

Roberto Polillo INVISIBILE a cura di Denis Curti

Questo progetto espositivo a cura di Denis Curti ci porta in una dimensione diversa, intima e allo stesso tempo spaziale. La mostra si svolge in uno spazio chiuso e buio ma allo stesso tempo luminoso.
Paesaggi e architetture, colori e percezioni, una esplorazione del mondo attraverso una fotocamera
in movimento, alla ricerca di quello che gli occhi non vedono: l'invisibile. Tra sperimentazione
tecnica e indagine della resa dell'immagine, nasce una fotografia che aspira a cogliere l’anima dei
luoghi e rivelare una realtà ridotta ai suoi elementi essenziali, spaziali, cromatici, percettivi, ritmici a
tratti pittorici, evocativi una realtà altra e diversa da quella registrata soltanto dagli occhi

“La fotografia mai come ora deve esercitare una funzione inquieta capace di sollecitare la
curiosità l'esercizio della critica e la costante messa alla prova di ogni paradigma” commenta Roberto Polillo.


Denis Curti racconta il progetto: “Per immergersi appieno in questo percorso espositivo credo sia necessario abbandonarsi al proprio inconscio, così da lasciarsi alle spalle ogni stereotipo ed essere in grado di vivere completamente un’esperienza visiva decisamente lontana dalla realtà. Ce lo ricorda Coleridge e ce lo suggerisce Brecht. È la sospensione dell’incredulità.
In queste stanze, portate al grado zero del nero, Roberto Polillo sembra muoversi come uno scia-mano contemporaneo capace di esprimere il bisogno vitale dell’umanità di ricomporre il rapporto con quell’universo che essa stessa è stata capace di costruirsi. La sua esplorazione del mondo è l’espressione di un preciso desiderio, quello di raccogliere empatia per poi restituirla. Se è vero che da sempre gli esseri umani cercano di rendere concreto ciò che non è possibile vedere, in questa mostra si potrà cogliere la precisa volontà di impiegare gli strumenti, già a disposizione, per svelare ciò che viene percepito come invisibile ma che, effettivamente, si trova davanti agli occhi di tutti.
Roberto Polillo riporta alla luce il visibile attraverso una precisa grammatica delle immagini. L’idea della condizione eterea iniziale assume altre forme e ci rivela la presenza di un paesaggio umano di rara intensità. Lo stesso Polillo sostiene che: “la fotografia, mai come ora, deve esercitare una funzione inquieta, capace di sollecitare la curiosità, l'esercizio della critica e la costante messa alla prova di ogni paradigma”. Quindi praticare una disciplina esistenziale affinché le opportunità digitali del nostro presente, possano coadiuvare e non sostituire la sua funzione di interprete e di linguaggio.
“Invisibile”, raccoglie più di quindici anni di indagine fotografica sul senso del tempo; ne fornisce un’immagine nuova, inaspettata e piena di significati.”
   

ISABELLA ACCENTI – L’arte di trasformare i ricordi

Adoro i lavori di Isabella Accenti. La peculiarità della sua arte è quella di creare opere uniche in cui si mescolano immagini di vecchie fotografie con frammenti di arte Cubista, Dadaista, futurista e surrealista.  I soggetti rappresentati dall'artista evocano storie di persone, imprenditori, dinastie dove l'arte si fonde con la storia. Il suo viaggio è un viaggio creativo nella storia e nella memoria.

Isabella Accenti lavora solo con un'esclusiva carta pregiata, 100% cotone prodotta sin dal 1492. Un lungo procedimento tecnico manuale di posa e lavaggio, rende ogni sua creazione un'opera d'arte unica ed irripetibile.
   

IRINOX SAVE THE FOOD – 1° EDIZIONE


MIA FAIR ha ospitato la prima edizione del premio Irinox SAVE THE FOOD cura di Claudio Composti. La giuria selezionato i finalisti le cui opere sono state esposte in Fiera in uno spazio dedicato.

I finalisti
  • Barberis Simone
  • Cassanelli Giulio
  • Dal Bosco Arnaldo
  • Del Piano Margherita
  • De Montis Alessia
  • Ermoli Mario
  • Gaffurini Silvia
  • Giannini Giacomo
  • Gilli Luca
  • Mazza Malena
  • Meyer Rohn
  • Mendoza Ryan
  • Montagna Maurizio
  • Zambon Romana
  • Zelano Patrizia
  • Ziquian Liu


Di seguito alcuni progetti esposti
 

MALENA MAZZA. Vincitrice del premio

Malena Mazza coniuga la sua alta sensibilità estetica con il tema del cibo, indagando la pluralità dei linguaggi visuali e plastici, oggettuali e ambientali, che ruotano intorno alla nutrizione e al convivio; tavole opulenti e ricche apparecchiate a festa, così come opulenti e glamour sono I commensali intorno.
Cecilia Belgrado, sua curatrice commenta "Il connubio fra cibo e arte, tra bisogni primari, viene affrontato da Malena Mazza con l'eleganza, l'ironia e la contemporaneità che la contraddistinguono, come la necessità di comunicare, di esprimersi, soprattutto di condividere con gli altri e la necessità di mangiare. Bisogni irrinunciabili e presenti sin dall'inizio della vita di un essere umano. Il cibo è meta, mezzo, punto di partenza, per le antiche civiltà così come per quelle odierne, simbolo di opulenza e ricchezza, ma che può diventare presa di coscienza del mangiare bene che si acquisisce passando anche attraverso momenti conviviali negativi come l'abuso di cibo o di vino consumati più di quanto il corpo effettivamente ne richieda".
   

SILVIA GAFFURINI - Tela d'ombra

L'illusione in un inserto d'arte. Il progetto nasce nel 2019. Silvia Gaffurini è una restauratrice e in tutti i suoi progetti combina il passato con il presente.
In questo progetto ha correlato l’oggetto in opposto come se fosse il contrario, di quello che è l’ambiente, la salvaguardia, il recupero, temi che sono a lei cari per rappresentare la fotografia.
Nel progetto esposto racconta:
"Rifletto sull'obsolescenza di tutte le cose e su come gli adattamenti sociali ne trasformino e cambino il significato. Oggi 'la cosa' si chiama cibo, che consideratone l'abbondanza, l'accessibilità e la disponibilità, è assimilabile a un oggetto, sottovalutandone l'intrinseco valore tradizionale e culturale. Assume allora rilevanza la tutela e il rispetto dell'opera d'arte che misura la considerazione di una società che tratta il cibo reale e dell'anima come un valore. Ho organizzato il tutto in autoscatto, sfruttando la luce delle mie finestre e inserendo una tela che si fa strato, divisione, barriera. Diventando ombra non ero più io, ma correlativo dell'umanità. Davanti invece un confronto che diventa auspicio consapevole di cura, sia del cibo che dell'opera d'arte e non solo illusione".


Il progetto nasce nel 2019 da un’idea di autoritratto
Espressione di visione verso il futuro.

 




 
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